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Stella cadente

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Peregrina stella la sera il capo

stancamente posi sul cuscino di sasso,

lenendo il tuo male in un riposo di sabbia,

passeggera del treno che sosta in stazioni

dall’acre sentore di muffa e stantio

di chi la speranza ha perduto nel viaggio,

dimmi, perché non risplendi, le stelle altro non fanno;

l’universo è un infinito di sogni

che la luce percorre senza porsi mai il limite

di rimbalzo in rimbalzo da pianeta a pianeta

cercando con ansia il trampolino migliore,

credi di avere lo stesso diritto dell’elementare lanterna

che lenta consuma il suo senno?

La letale slavina travolge incurante l’incosciente sciatore

ed il candido manto non prova rimorso,

l’oceano pretende il tributo di vite

serrando caviglie che tanto anelano il volo;

allora mio piccolo astro, che solchi la terra

intrisa dal sangue di mille ferite

che pieghi il tuo fusto di canna palustre,

lascia paziente il maestrale chetarsi

che la polvere torni alla polvere,

librando le ali di tulle al settimo cielo

nel desiderio di vette celesti, cogli il frutto proibito.

L’amore mia stella cadente, pulsa da distanze infinite

sbocciando i fiori di prato da un caldo sospiro,

alla sconfitta rinasce sempre un’ inizio;

nella fiera tempesta il fascio del faro

traghetta vascelli di mori mercanti al porto dei vivi

ove lo specchio è increspato di minuscole stelle

cadute dal cielo, splendidamente eterne,

regine lucenti di un nuovo universo.

 

 

 amina narimi - 20/10/2014 20:33:00 [ leggi altri commenti di amina narimi » ]

sì..le stelle vengono a piedi in processione, io credo.
Bellissima poesia Luciano

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